Numerosi studi presso istituzioni negli Stati Uniti e all’estero hanno mostrato una sostanziale diminuzione dei tassi di screening per cancro durante la pandemia da COVID-19, indicando che verranno diagnosticati attraverso gli screening meno casi di tumore e, quando questi si manifesteranno, saranno in stadio più avanzato. Infatti, anche i tassi di mortalità per cancro sono aumentati durante la pandemia.
Tuttavia, nel 2021 vi sono le possibilità per reagire e migliorare i tassi di screening per i tumori più comuni – soprattutto da parte degli oncologi che collaborano con i medici delle cure primarie e che forniscono loro gli strumenti necessari per promuovere gli screening, come mostrato in una presentazione di Mary Reid, al recente “Meeting Virtuale 2021: COVID-19 e Cancro” della American Association for Cancer Research (AACR).1 Questi strumenti potrebbero aiutare i medici di famiglia a stratificare i pazienti in base al rischio e a raccomandare gli screening ai pazienti a rischio più elevato, ha fatto notare la dott.ssa Reid, Direttore del Cancer Screening, Survivorship, and Mentorship al Roswell Park Comprehensive Cancer Center e Professore di Oncologia.
“I medici di base sono i principali responsabili degli screening del cancro ed è molto importante fornire loro i mezzi per identificare le persone ad alto rischio. Hanno bisogno di supporto e di formazione sulle persone a rischio elevato. Tuttavia, i pazienti che hanno necessità pressanti di assistenza sanitaria, come quelli con malattie croniche, dovrebbero avere la precedenza. Se utilizziamo le occasioni di incontro per le vaccinazioni, possiamo recuperare”, ha suggerito.
“In futuro, la stratificazione in base al rischio sarà molto importante. Le persone ad alto rischio dovrebbero avere la priorità negli screening per cancro. È necessario formare i medici della comunità, molti dei quali potrebbero non essere esperti sulle varie particolarità”, ha commentato la dott.ssa Reid.
Background
“Durante la pandemia COVID-19, le infrastrutture per la prevenzione e il controllo del cancro sono state stravolte”, ha sottolineato la dott.ssa Reid. “L’aumento dei numeri delle morti per cancro era dovuto in parte ai bassi tassi di screening e alla difficoltà nella somministrazione dei trattamenti”, ha aggiunto.
Durante la prima ondata della pandemia COVID-19, i tassi di mortalità sono aumentati di circa il 10% nel tumore del seno, del 16% nel tumore del colon e del 5% nel tumore del polmone, ha spiegato.
“COVID-19 ha avuto un impatto a più livelli sui pazienti, sui sistemi sanitari e sugli operatori sanitari. C’è una sovrapposizione sull’impatto in questi tre settori. I pazienti non hanno potuto aver accesso agli screening anti cancro e si è verificato un ritardo nell’assistenza”, ha dichiarato la dott.ssa Reid. Di conseguenza, i sistemi sanitari hanno subito perdite, molti operatori si sono spostati nelle loro aree di attività dalle città e sono cambiate le responsabilità nella primavera del 2020.
“Le priorità sono cambiate e molto probabilmente rimarranno tali”, ha affermato la dott.ssa Reid. “Ciò si è verificato in molti Paesi. Numerose procedure relative al cancro sono state ritardate e i pazienti non si sono presentati ai medici di base con i sintomi tipici del cancro. Questo ha accentuato la differenza tra pazienti con una situazione socioeconomica fragile e quelli con una condizione più elevata, e i pazienti isolati. La gestione e il triage sono stati inconsistenti”, ha sottolineato.
Prima della pandemia COVID-19, Roswell Park aveva un rigoroso programma di screening che comprendeva molte figure in contesti comunitari e cliniche sanitarie, che offrivano informazioni sullo screening del cancro al seno, ai polmoni e al colon-retto.
Inoltre, tra marzo e dicembre 2020, 254 pazienti sono stati sottoposti a screening per cancro del colon, e 90 di loro (35%) hanno proseguito con la colonscopia. Tra il 2017 e il 2019, il 35% in più delle persone all’anno è stata sottoposta a screening, e l’85% ha continuato con la colonscopia. Durante la pandemia COVID-19, Roswell Park ha ripiegato sullo screening colorettale a domicilio. “Resta da vedere quando torneremo alle colonscopie”, ha affermato la dott.ssa Reid.
Non si sono eseguiti screening per tumore del seno ad aprile 2020 mentre, nel 2019, 850 donne nere sono state sottoposte a screening per tumore del seno presso Roswell Park. “Abbiamo passato gli ultimi 5 anni cercando in modo molto determinato di sottoporre a screening questa popolazione, ma le procedure non essenziali sono state cancellate nella primavera del 2020”, ha continuato.
Il primo giugno del 2020, è ricominciato un consistente screening del cancro del seno. Tuttavia, con la seconda ondata di COVID-19, è diminuito il numero delle donne sottoposte a screening, anche se non al livello della primavera del 2020.
Impatto maggiore sulla popolazione più vulnerabile
“La pandemia COVID-19 ha avuto maggiore impatto sulle persone più vulnerabili. Queste comprendono coloro che non hanno una sufficiente copertura assicurativa o non hanno nessuna copertura, a basso reddito, provenienti da quartieri svantaggiati, disoccupati, senza accesso all’assistenza, e con bassa alfabetizzazione sanitaria. Sappiamo che in queste popolazioni l’accesso allo screening del cancro in generale è differenziato”, ha affermato la dott.ssa Reid.
Durante la pandemia COVID-19, l’interruzione delle relazioni tra operatori e pazienti è stata particolarmente evidente negli ambienti rurali, in cui i pazienti non erano in grado di recarsi alle visite in clinica. Nelle città, lo screening è passato in secondo piano rispetto alla gestione dei pazienti con malattie croniche. Una volta passato l’effetto della pandemia COVID-19, le strategie del Roswell Park comprenderanno la ripresa dei programmi di screening, nonché il recupero del rapporto di fiducia con le strutture e gli operatori.
“E’ necessario occuparsi in primo luogo delle popolazioni ad alto rischio. In caso di tempo e risorse limitate, gli screening si dovrebbero basare sul livello di rischio,” secondo la dott.ssa Reid. “La tecnologia di imaging, che si può utilizzare a livello locale, potrebbe essere abbinata a visite virtuali, specialmente per coloro che hanno risultati normali. Questo approccio può diminuire il rischio associato al fatto di recarsi nelle strutture e può fare in modo che i pazienti mantengano i programmi, adeguandoli quando devono sottoporsi a esami, magari più vicino a casa… I test effettuati a domicilio per il cancro colorettale abbinati a colloqui dettagliati hanno dato i loro frutti. Finché le strutture saranno aperte, continueremo con i test a domicilio”, ha affermato.
La creatività è importante, ha continuato la dott.ssa Reid. Per esempio, le visite per la vaccinazione possono rappresentare un’opportunità per educare i pazienti agli screening anti-cancro e ristabilire le relazioni con la comunità.
“La comunità oncologica deve collaborare con i medici delle cure primarie, nel breve periodo, per definire i programmi di screening in conseguenza del COVID-19. Tuttavia, a lungo termine, dobbiamo pensare ai costi, alle priorità in base al rischio, e ricominciare gli screening, per non perdere i progressi che abbiamo fatto negli ultimi anni”, ha concluso la dott.ssa Reid.
Bibliografia
- Reid M: Challenges to cancer screening during the COVID-19 pandemic. 2021 AACR Virtual Meeting: COVID-19 and Cancer. Abstract S02-01. Presented February 3, 2021.