Articoli Scientifici

Cancer in Transgender and Gender-Diverse Persons: A Review

Questa revisione della letteratura riassume le conoscenze scientifiche attuali nel campo dell’oncologia declinata sulle differenze di identità di genere.
L’identità di genere è definita come l’intima percezione di un individuo di essere maschio, femmina, non-binario o altro. Essa contribuisce a formare l’identità sessuale della persona insieme all’orientamento sessuale, al sesso assegnato alla nascita e all’espressione sessuale, elementi indipendenti l’uno dall’altro. Gli individui che non si riconoscono nelle caratteristiche socialmente considerate come proprie del sesso assegnato alla nascita vengono definiti transgender o gender-diverse, un termine ancora più ampio utilizzato per descrivere tutte le persone, la cui identità di genere si discosta da ciò che viene ritenuta la “norma”.
Lo sviluppo della medicina di genere ed in particolare dell’oncologia di genere sta portando a considerare sempre più frequentemente maschi e femmine come gruppi biologicamente distinti anche in termini di salute, malattia, bisogni e risposta ai trattamenti, lasciando però aperta la domanda su come studiare e trattare al meglio gli individui transgender.
Inoltre, i dati epidemiologici e sociosanitari europei e americani indicano come la popolazione transgender e gender-diverse sia una popolazione fragile per povertà, marginalizzazione e malattie croniche, nonché discriminata in ogni aspetto della vita sociale, ivi compreso l’accesso all’assistenza sanitaria. Da queste riflessioni e dall’osservazione dell’assenza in letteratura di un lavoro di sistematizzazione dei dati nel campo dell’oncologia, è nata la necessità di scrivere questa revisione.
I dati epidemiologici disponibili mostrano una più alta incidenza di tumori correlati ad infezioni da HPV e HIV nella popolazione transgender in confronto alla popolazione cisgender. Il rischio di sviluppare il cancro della mammella tende ad aumentare nelle donne transgender rispetto agli uomini cisgender, senza tuttavia raggiungere il rischio delle donne cisgender. Al contrario, negli uomini transgender il rischio di cancro della mammella si riduce quando confrontati con le donne cisgender, mantenendosi comunque più elevato del rischio presente negli uomini cisgender. Per quanto riguarda il cancro della prostata, il rischio nelle donne transgender si riduce drasticamente, ma non si azzera considerando che la prostatectomia, di norma, non è tra le procedure previste dalla chirurgia di femminilizzazione. Infine, in accordo a studi di coorte olandesi, l’incidenza di prolattinomi e meningiomi è superiore nelle donne transgender rispetto agli uomini e/o donne cisgender.
Queste differenze possono essere spiegate in parte con una diversa esposizione a fattori di rischio modificabili quali fumo, alcool, obesità e malattie sessualmente trasmissibili. In particolare, sembra esserci una pericolosa tendenza all’abuso di tabacco ed alcolici nei giovani transgender in misura maggiore in confronto ai coetanei cisgender. La prevalenza di HIV è superiore nella popolazione transgender, specialmente tra le donne, rispetto alla popolazione cisgender. Per quanto riguarda la prevalenza di HPV ad alto rischio cervicale e/o anale, dai pochi studi presenti in letteratura, si può affermare che essa sia alta e quantomeno equivalente tra persone transgender e cisgender. Sempre nell’ambito della prevenzione primaria, i trattamenti chirurgici di affermazione del genere a cui alcuni individui transgender decidono di sottoporsi hanno un evidente ruolo protettivo nel rischio di sviluppare alcuni determinati tipi di tumore (mammella, tumori ginecologici, testicolo); d’altra parte, per quanto riguarda il ruolo dei trattamenti ormonali, i dati non sono ancora concludenti eccezion fatta per la correlazione tra l’uso prolungato di ciproterone acetato e sviluppo di meningiomi che invece appare più consolidata.
Relativamente alla prevenzione secondaria, vi è una scarsa aderenza ai programmi di screening (Pap test e mammografia) e questo sembra essere dovuto alle barriere socioeconomiche che le persone transgender devono superare per poter accedere ad una adeguata assistenza sanitaria oncologica. In tutti i sondaggi somministrati ad operatori sanitari che lavorano in campo oncologico è risultato che la maggior parte di essi riconosce di ignorare le tematiche relative all’identità di genere, di non essere in grado di trattare pazienti transgender e di necessitare di una specifica educazione. Frequenti sono anche gli episodi di discriminazione da parte degli stessi operatori sanitari all’interno degli ospedali che troppo spesso appaiono ancora come luoghi ostili ai pazienti transgender.
In conclusione, la popolazione transgender e gender-diverse è svantaggiata in termini di prevenzione primaria, secondaria e terziaria in ambito oncologico. Sono necessarie azioni concrete, a partire da educazione degli operatori sanitari e raccolta dati, per colmare questo divario.


Alberto Giovanni Leone, Dario Trapani, Matthew B Schabath, Joshua D Safer, N F N Scout, Matteo Lambertini, Rossana Berardi, Silvia Marsoni, Francesco Perrone, Saverio Cinieri, Rosalba Miceli, Federica Morano, Filippo Pietrantonio

Jama Oncology, 2023 Feb. 9

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